interpreti A. Ugolin, R. Willcox, D. York F. Mantegna
direttore Attilio Cremonesi
orchestra Akademie für Alte Musik Berlin
coreografia Sasha Waltz
regia video Peter Schönhofer
formato 16:9
sottotitoli It., Ing., Fr., Ted., Sp.
dvd Arthaus 101 311
Fece scalpore, questo spettacolo: bello quindi che approdi al dvd, specie se di qualità così eccezionale in fatto di riprese e di montaggio Il genere masque consente massima libertà d’approccio scenico ma esige altresì rigore stilistico in mancanza del quale se ne perde il più autentico significato teatrale. Qui s’è scelta la strada interamente coreografica: la danza, cioè, intesa non quale intermezzo tra i brani vocali bensì parte integranti di essi, a loro volta inseriti in un quadro narrativo svolto attraverso dialogo o racconto, con l’aggiunta di personaggi ricavati da Virgilio che ovviamente parlano soltanto: senza che la così peculiare e quindi imprescindibile stringatezza dell’opera ne venga compromessa. Si ricrea così un ambiente favoloso (indimenticabile l’inizio, quando la mitologia del mare si metaforizza in movimenti di danzatori immersi in una grande vasca illuminata in modo magistrale) nel quale la storia dei fuggiaschi ed esuli, dell’amore sperato, assaporato e tradito, della trasgressione e della norma civile, dell’eterno conflitto tra volontà privata e necessità pubblica, emerge con rara nitidezza poetica rara lungo un arco evolutivo di bruciante teatralità nonostante l’apparente artificio di avere ad esempio l’Aeneas che canta e ben due che danzano, portatori di sensibilità opposte. Strepitose alcune soluzioni coreografiche, ma sempre rigorosamente circoscritte alla necessità del racconto: la definizione della corte (col coro frammisto ai danzatori, in una fluidità che trova mirabile definizione nell’analoga libertà della macchina da presa), delle correnti sovrannaturali che vi si mischiano, delle pulsioni individuali, viene ottenuta sempre mescolando canto e coreografia, senza mai un attimo di cedimento nella tensione narrativa. Ovviamente al di sopra d’ogni lode la parte danzata, quella vocale non le è però inferiore nonostante poco si sappia di Aurore Ugolin, una Dido di colore bellissima, dal viso enigmatico ma carico d’espressività tanto più al calor bianco quanto meno pronunciato è il gioco mimico; o di Reuben Willcox, Aeneas cui i tratti giovanili conferiscono una sorta d’indifesa spontaneità che accentuano la drammaticità della vicenda. Splendidi la trasparenza, l’energia, la musicalità e la nitidezza dei profili ritmico-melodici del complesso berlinese, che siamo soliti ascoltare con la guida di Jacobs, che tuttavia Cremonesi non fa assolutamente rimpiangere.
Elvio Giudici