Purcell – The Fairy Queen

Purcell - The Fairy Queen

interpreti L. Crowe, C. Sampson, E. Lyon, A. Foster-Williams, S. Dexter
direttore William Christie
orchestra of the Age of Enlightenment
regia Jonathan Kent
regia video François Roussillon
formato 16:9
sottotitoli Ing., Fr., Ted., Sp.
2 dvd Opus Arte 1031

Il sei-settecentesco masque (composizione musicale dove s’amalgamano recitazione, canto, danza e pantomima) è creazione tipicamente inglese: forzando solo un po’ le cose, potrebbe essere posto all’origine del musical, genere appunto anglosassone quant’altri mai. Un coloratissimo, scatenatissimo, splendido musical fu difatti la Fairy Queen allestita nel ’95 da David Pountney all’English National Opera, gloriosamente finita in dvd. Il dialogo che Thomas Betterton (o almeno si crede sia lui, l’attore-manager che guidava il Dorset Gardens, teatro nel quale il masque fu presentato per la prima volta con l’inaudito sfarzo tipico dei giorni della Restaurazione) trasse con molte licenze e ancor maggiore semplificazione dal Sogno d’una notte di mezz’estate di Shakespeare, Pountney in quell’occasione l’espunse in toto: a favore di mimica e danza posti quale unico contraltare al canto. Decisione senza dubbio drastica. L’anno scorso a Glyndebourne, il regista Jonathan Kent, il coreografo Kim Henderson e il direttore William Christie unirono armoniosamente le rispettive fantasia e bravura per tracciare invece una strada tutta diversa che, a parità di goduria teatrale, confesso di preferire.
Il testo torna ad assumere la funzione di colonna vertebrale dello svolgimento teatrale: circa un’ora di recitazione contro due di sola musica, sia essa danzata o cantata o solo strumentale. Testo rielaborato: come base l’adattamento di Betterton, ma con frequenti reinserimenti dell’originale shakespeariano, nel quale caso la recitazione assume nerbo più spiccatamente aulico che si riverbera immediatamente sugli interventi operati da Christie nei confronti d’una partitura lasciata da Purcell priva d’alcuna indicazione di tempo, dinamica, armonia. La parola, insomma, in questo spettacolo è l’asse portante: il come la si dice influenza il come la si canta ma anche il come (quali tempi, quali intensità) e il con che cosa (quali e quanti strumenti) la si accompagna. Parola, per inciso, che si può agevolmente seguire grazie ai sottotitoli inglesi. Risultato: uno dei massimi capolavori dell’intero e ormai vasto catalogo dei dvd musicali.
Humour, languore, ironia, melanconia pensosa, sfrenata ilarità, si mescolano e s’integrano come solo riesce là dove la recitazione di chi parla ma anche di chi canta attinge al sublime, con la tipica scolpitura della parola propria di quegli attori-cantanti che assaporano nella glottide ogni contorsione poetica, facendo credere che sgorghi spontanea come acqua di fonte, laddove dietro ci sono anni e anni di tecnica elaboratissima. La direzione di Christie è un portento (il masque della Seduzione, mix supremo di sensualità e ironia, credo sia destinato a restare una pietra di paragone insostituibile), al pari della bravura dei ballerini: il canto è come sempre un po’ più variabile, ma in ogni momento di vivacità e proprietà stilistica eccezionale.
Elvio Giudici


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306 Novembre 2024
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