[pianoforte] Keith Jarrett
[contrabbasso] Gary Peacock
[batteria] Jack DeJohnette
[2 Dvd] Ecm 1772707
Se non ce lo avesse ricordato questo straordinario doppio dvd Ecm con due concerti del biennio 1985-86 dati nelle sale di Koseinenkin e Hitomi Memorial di Tokyo, c’eravamo quasi dimenticati come suonava il pianoforte Keith Jarrett. Avevamo rimosso dalla mente i ritardi, le appoggiature ispirate all’accompagnamento di una chitarra e quelle note controllate nell’attacco, come strappate da un sassofono per trasferirle sui tasti. E se non fosse per le chiome vaporose di Jack e Keith, l’enorme montatura degli occhiali del pianista e il pepe che prevale ancora sul sale dei capelli di Gary, la freschezza della musica non mostrerebbe alcun segno di invecchiamento. Anzi 23 anni fa, a una manciata di mesi dalla sua fondazione, lo Standards Trio ha un impatto comunicativo travolgente, si dà al pubblico senza risparmio, non mostrando neanche una briciola di quell’aria rarefatta e parzialmente scremata che la stessa formazione assume oggi, forse un po’ cristallizzata sulla propria fama: il trio con i due inseparabili compagni di strada, Gary Peacock al contrabbasso e Jack DeJohnette alla batteria, allora sembrava un ordigno deflagrante se confrontato alla pacatezza – a tratti noiosetta – dei concerti di oggi; che non hanno più quell’energia comunicativa e irruente inventiva di allora, pur continuando a essere un ineccepibile prodotto. Lo Standard Trio nasce nel 1983 con un disco a nome di Peacock (il terzo è già DeJohnette). Di lì a pochissimo conoscerà un successo con effetti, potremmo dire, permanenti, dato che la formazione è tuttora in attività. Nonostante i momenti bui degli anni Novanta di Jarrett (una sindrome da affaticamento e i ricorrenti problemi di schiena stavano per fargli abbandonare l’attività concertistica), il trio torna ai suoi fedelissimi. Jarrett è per loro un guru da seguire ovunque e tollerare perfino quando idiosincrasie e piccole manie lo portano a insultare il pubblico per un flash di troppo. Ma non è del Jarrett odierno che si tratta qui. Quello del biennio aureo 1985-86 è altra cosa: mentre l’elettronica attirava come la maga Circe musicisti d’ogni bandiera, Jarrett & Co calcano palcoscenici di mezzo mondo in formazione acustica: gran coda, contrabbasso e batteria (con la piccola cassa da jazz). Dopo l’exploit con i lunghi ostinati monoaccordali del Köln Concert, cui Jarrett deve una popolarità che ha travalicato la stretta cerchia dei puristi, è negli anni Ottanta che il pianista di Allentown, Pennsylvania, sceglie il percorso controcorrente degli standard. Rivisitati, però, nell’intimità cameristica di un trio dalle dinamiche perfette.
Alessandro Traverso