La critica musicale in Italia
nella prima metà
del Novecento
a cura di M. Capra, F. Nicolodi
editore Marsilio
pagine 373
Ci fu un’epoca, in Italia, dove l’industrializzazione e l’esplosione demografica delle città andarono di pari passo con la “popolarizzazione” dei generi musicali colti. Non il popolo in senso manzoniano, ma un pubblico più generico e informe che iniziò ad affollare teatri d’opera e (meno) sale da concerti, prefigurando l’odierna fruizione di massa. Siamo nei primi anni del Novecento e a dominare le scene c’è Giacomo Puccini. Ma l’“arte internazionale” di questo italiano famoso da Pietrogrado a Buenos Aires subì la censura della più raffinata intellighenzia musicale italiana, che – sotto le bandiere della “critica musicale” – si adoperò per “moralizzare” (musicalmente parlando) gli italiani. Così nasce l’impegno intellettuale del musicista primo-novecentesco. E così cresce la vocazione critica e cronistica di poeti, letterati e compositori. Pizzetti, Malipiero, Casella, Bastianelli furono tutti critici musicali: pronti a sostenere le loro battaglie elitarie e nazionaliste dalle colonne dei giornali. Questo è il contesto storico di cui si occupa il presente volume. E lo fa a partire da una ferrata ricerca storica che proviene dai risultati di un convegno svoltosi a Parma nel 2008 alla Casa della musica, grazie al portentoso Centro che cataloga e “spoglia” tutti i periodici musicali italiani. Curato da due studiosi illustri, propone saggi che declinano l’argomento da molteplici punti di vista. Ne indichiamo alcuni: “Periodici e critica musicale tra Otto e Novecento” di Marco Capra, “Su alcune querelles dei compositori-critici del Novecento” di Fiamma Nicolodi, “Bruno Barilli e la figura del critico musicale/letterato” di Gian Paolo Minardi, fino a temi più curiosi e laterali sui rapporti tra critica, etnomusicologia, organologia e storia della ricezione.
Andrea Estero