La notazione musicale Scrittura e composizione tra il 900 e il 1900 a cura di Alessandro Cecchi editore Astrolabio pagine 328 prezzo 34
Uno splendido manuale (nel senso più nobile del termine) di storia della notazione, tradotto con ammirevole cura, scritto pochi anni fa (l’originale tedesco, pubblicato da Bärenreiter, è datato 2012-16) e concepito con criteri che lo rendono indispensabile non solo per gli studenti di musicologia o gli interpreti di musica “antica”, ma anche per tutti quelli che vogliono comprendere i nessi tra pensiero musicale e scrittura, i rapporti tra il modo di comporre e il modo di scrivere la musica dal Medio Evo (con cenni alle epoche precedenti) all’età moderna (alla fine si accenna alla storia del modo di disporre una partitura orchestrale). Consente in modo limpido e sintetico di farsi un’idea della interdipendenza tra scrittura e invenzione musicale che è stata determinante per tutta la musica europea, per tutte le epoche e le tradizioni in cui la possibilità di fissare le note sulla carta ha condizionato il pensiero e la creazione. Proprio questa interdipendenza rende anche necessario il ritorno all’originale (o a metodi di trascrizione che sappiano tener conto delle sue specifiche caratteristiche) per comprendere e analizzare una musica del passato più o meno lontano. Soprattutto di quello più lontano, ovviamente, e Schmid ce lo fa comprendere con molti esempi significativi. Ma la sua attenzione al rapporto tra ciò che si legge In una partitura e ciò che si ascolta non si ferma ai secoli più lontani: anche nel carattere necessariamente sintetico degli ultimi capitoli si possono cogliere osservazioni acute, come quella sul metodo tradizionale, convenzionale con cui Wagner riuscì a fissare in partitura l’inaudita invenzione dell’inizio dell’Oro del Reno.
Paolo Petazzi
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