editore Albisani
pagine 320
euro 22 (versione cartacea)
Fase uno: Puccini è assimilato, nella pubblicistica, alla scuola “verista”. Fase due: Puccini non può confondersi con gli autori italiani suoi contemporanei, è un’altra cosa. Fase tre: Puccini, Mascagni, Leoncavallo & C, appartengono tutti a un unico sistema di produzione e creazione operistica, con i suoi temi e generi ricorrenti, le sue modalità drammaturgiche, le sue strategie compositive. A prescindere dall’artisticità. Ottimo approdo, il terzo, che Marco Targa afferma come punto fermo da cui partire per un’intelligente analisi della drammaturgia musicale dell’opera italiana di fine Ottocento. Il libro è il primo di una nuova serie della benemerita collana che pubblica le migliori tesi di laurea (ora anche in versione digitale) promossa dalla De Sono e coordinata da Andrea Malvano, brillante esponente della giovane scuola musicologica italiana. E “giovane scuola” è anche la definizione che – per estensione rispetto a quella di Sonzogno, che l’aveva affibbiata solo agli autori della sua scuderia – identifica alcune costanti: Targa dichiara di aver dovuto prescindere dagli ambiti squisitamente drammaturgici (i soggetti ricorrenti dei libretti, i generi operistici, le modalità della messainscena), per dedicarsi a quelli musicali. Anche in questo ambito ristretto, comunque, i “cliché” sono tanti e tali da poter essere scovati e descritti. Capiti nel loro funzionamento, nei loro codici nascosti. Dal preponderante elemento sinfonico, alle forme del lirismo (non solo la decrepita ma ancora resistente “aria”), dalle reminiscenze alla Wagner fino – sezioni tra la più innovative – ai rapporti tra musica e gesto e tra musica e ambiente.
Andrea Estero