[editore] L’Epos[pagine] 263
[euro] 28,30
“C’è un Luciano da salvare”, titolava l’articolo di Elvio Giudici, comparso sul numero di “Classic Voice” dell’ottobre 2007, un mese dopo la scomparsa di Pavarotti. Ed era “il cantante d’opera” che lui stesso voleva restare post mortem, temendo di essere fagocitato dal suo alter ego, Big Luciano, il fenomeno mediatico di cui, nello stesso numero, scriveva Alberto Mattioli. Ci pensa ora Mauro Balestrazzi ad articolare e ampliare questa tesi, peraltro condivisa da molti. E lo fa con un libro intelligente, dai benefici immediati. Raccogliendo e sistemando significativi documenti relativi alla ricezione critica su uno dei tenori più importanti del Secondo dopoguerra. Come cantava, quali ruoli gli erano più congeniali e perché, quali i pregi e le debolezze della sua voce? I passaggi cruciali della sua carriera nelle parole della stampa italiana e internazionale. Muoia Big Luciano, viva Luciano Pavarotti. Ma la cura avrà effetti duraturi?
Andrea Estero