a cura di Vittoria Crespi Morbio editore Amici della Scala pagine 216
“Tutto era cominciato con un salotto e un’anticamera-sala d’aspetto borghese perforata da un tronco di frassino simbolo dell’atemporalità delle vere emozioni e della storie autentiche”. Era la Valchiria con cui alla Scala Luca Ronconi sconvolse l’immaginario operistico (non solo) wagneriano. E che la Scala – a un anno dalla scomparsa del regista – mette in cima alla carrellata di foto, locandine, (pochi) costumi e altri reperti d’epoca che si possono visionare all’Ansaldo fino al 24 maggio in una specialissima mostra, da vedere attraversando praticabili sopraelevati sui laboratori scenografici in attività. Una mostra “in cantiere” come sarebbe piaciuto a Luca: innamorato del farsi del teatro, più che della sua contemplazione. Questo prezioso volume, pubblicato dagli Amici della Scala non è il catalogo dell’esposizione, ma il suo complemento: perché la integra con una miniera di scatti, nella quasi totalità dei casi uniche testimonianze attendibili delle regie nate per il Piermarini. Oltre ai testi: quello di Angelo Foletto ricostruisce clima, ragioni, “affetti” del suo creare per la Scala. Dalla dirompente Valchiria mitico-borghese al Don Carlo opprimente e funerario, da Les Troyens a Oberon, dal contemporaneo (Licht di Stockhausen) al barocco dell’Orfeo di Rossi. Sempre con l’idea di dar voce non al testo drammatico (la musica, il libretto), ma al “testo spettacolare”, reinventandolo a misura di ciascuna opera. Scavando nel suo “senso”. L’altro saggio, firmato da Vittoria Crespi Morbio, è dedicato alla reinvenzione dello spazio: “soggetto scenico”, motore mobile, protagonista di una realtà fittizia e costosa, che solo mezzi economici d’altri tempi ci hanno potuto regalare.
Andrea Estero