editore Libreria Musicale Italiana/De Sono pagine 398 euro 25
La lettura di questo documentatissimo lavoro suggerisce una domanda intrigante: come sarebbero cambiate la vita e la carriera di Verdi se nel 1855 fosse andato in porto il progetto di affidargli la direzione artistica del Théâtre Italien di Parigi? Interrogativo ovviamente destinato a restare senza risposta. Ma è significativo che il compositore fosse così interessato all’idea, come si desume da una sua lettera a Solone Sezzi, un ex banchiere toscano che faceva da intermediario: “Credo inutile ripetervi che io sono tuttavia disposto d’accettare l’incarico che vorreste affidarmi. Non è certamente l’interesse che mi vi deciderebbe, ma il desiderio e la speranza di rialzare questo Teatro caduto sì basso per l’incapacità degli ultimi Direttori…”. Naturalmente c’era anche l’ambizione di consolidare la propria posizione, visto che l’anno precedente Il trovatore, messo in scena con la sua supervisione, aveva ottenuto un successo strepitoso e l’aveva imposto come il compositore italiano più importante. Che affermarsi a Parigi fosse una tappa fondamentale, Verdi l’aveva capito fin dall’inizio, al punto da accettare anche qualche compromesso: vedi Ernani trasformato ne Il proscritto per aggirare l’opposizione di Victor Hugo. Questo lavoro di Ruben Vernazza mette in luce un aspetto finora poco indagato nel legame fra Verdi e la Francia, che si è soliti circoscrivere al rapporto con l’Opéra, e ha un altro merito: è scritto bene (cosa non scontata) e si legge con piacere. Corredano il tutto la cronologia del Théâtre Italien dal 1845 al 1856, l’elenco delle compagnie di canto di quel periodo e una serie di documenti d’archivio e della stampa periodica sul progetto inerente la nomina di Verdi a “directeur de la musique”.
Mauro Balestrazzi
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