Martina Franca parla napoletano

Il Festival della Valle d'Itria celebra fino al 4 agosto l'opera partenopea. Che influenzò anche Offenbach

È il secolo d’oro di Napoli, in un’Europa già unita dalla musica italiana, il cuore della 45° edizione del Festival della Valle d’Itria che fino al 4 agosto farà di Martina Franca la capitale italiana delle riscoperte operistiche del Sei e Settecento con trenta appuntamenti in venti giorni, firmati dal direttore artistico Alberto Triola e dal direttore musicale Fabio Luisi. Nell’atrio del Palazzo Ducale (nella foto in alto, ndr) si alterneranno Il matrimonio segreto di Cimarosa, Ecuba di Manfroce, secondo e ultimo titolo del compositore calabrese morto a soli 22 anni nel 1812, Orfeo di Porpora e Coscoletto di Offenbach nel bicentenario della nascita del genio dell’operetta. E intorno alle quattro opere, come sempre, un programma denso di concerti, incontri e iniziative, compreso l’omaggio a Paolo Grassi, cui è dedicata l’intera edizione nei cento anni dalla nascita. Pier Luigi Pizzi (nella foto, ndr) firmerà la regia dei primi due spettacoli, Il matrimonio segreto diretto da Michele Spotti (ultime recite il 31 luglio e 3 agosto) ed Ecuba di Manfroce (30 luglio e 4 agosto) con Sesto Quatrini sul podio in sostituzione di Fabio Luisi, in entrambi i casi con l’Orchestra del Teatro del Petruzzelli. Per il suo ritorno a Martina Franca, dopo la Francesca da Rimini del 2016, ha pensato a un impianto scenico comune per entrambe le opere, ma con cifre stilistiche molto diverse: la celebre opera buffa cimarosiana avrà l’aspetto di una commedia di ambientazione contemporanea, calata nel mondo del collezionismo d’arte; mentre la tragedia lirica di Manfroce, nella quale si alternano Lidia Fridman e Carmela Remigio nel ruolo del titolo (nella foto, ndr), risponderà a un classicismo rigoroso, mettendo in evidenza il suo carattere di trenodia intorno al cadavere di Ettore. In prima italiana anche gli altri due titoli del Festival, allestiti in forma semiscenica: si tratta di Coscoletto, operetta di ambientazione partenopea nella quale Jacques Offenbach descrive una Napoli oramai mitizzata, dove il can-can viene sostituito dalla tarantella e l’eruzione del Vesuvio corona la festa musicale; e Orfeo di Nicola Porpora (2 agosto) con la regia di Massimo Gasparon e la direzione di uno specialista di questo repertorio come George Petrou con la sua Armonia Atenea, alla guida di un cast in cui brilla il controtenore Raffaele Pe. E il primo agosto, nella Basilica di San Martino, sarà dedicato alla rara versione per due pianoforti e coro del Requiem tedesco di Brahms con il duo pianistico Anastasia e Liubov Gromoglasova e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, una rara occasione per ascoltare la versione alternativa del Requiem, redatta dallo stesso Brahms. Torna anche l’Opera in masseria, cinque appuntamenti nei quali il buffo settecentesco (quest’anno L’ammalato immaginario di Leonardo Vinci e La vedova ingegnosa di Giuseppe Sellitti) prende vita negli edifici rurali delle aziende contadine.

 

 

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