Chi l’ha detto che all’Arena di Verona debba dominare solo lo show? A giudicare dalle voci che prenderanno parte al prossimo Festival areniano (il numero 98, al via il 13 giugno con Cavalleria/Pagliacci di Gabriele Muccino e la direzione di Diego Matheuz) si direbbe che la svolta impressa dalla sovrintendente Cecilia Gasdia abbia trovato la sua definitiva attuazione. Meno spettacoli nuovi (solo il dittico Mascagni/Leoncavallo), conservazione e rilancio dei grandi kolossal zeffirelliani (Turandot, Aida, Traviata) e risorse concentrate sulle voci eccellenti di oggi. O di ieri. Perché a sorpresa, in un’operazione che farà sicuramente parlare, torna sul palcoscenico Katia Ricciarelli, attesa nel ruolo di Mamma Lucia in Cavalleria Rusticana. A volerla, dopo lunga, meditata e condivisa riflessione, è stata Cecilia Gasdia in persona. Una sfida, per la cantante che nel 1999 festeggiò i trent’anni di carriera proprio all’Arena, ma che aveva giurato solennemente di non voler tornare a fare opera in palcoscenico. E invece, a settantaquattro anni compiuti, ha voluto sorprendere tutti, forse anche sé stessa. Le star internazionali, si diceva. Tutte confermate le presenze di Anna Netrebko e del marito Yussif Eyvazov, ma in un galà e non all’opera come accadde lo scorso anno in Trovatore. Attesissimo il recital di Jonas Kaufmann, al debutto areniano nell’unica data italiana del 2020 (arie d’opera e d’operetta, come canta nell’ultimo disco Sony); immancabile, come il concerto di capodanno, il galà di Placido Domingo. Ma oltre agli appuntamenti d’occasione, colpisce in positivo la rosa dei cast. Nei tre mesi di Festival si alterneranno Sonia Yoncheva (Traviata), Saioa Hernandez (Traviata e Aida), Lisette Oropesa (Traviata) e poi Marina Rebeka, Angel Blue, Ekaterina Semenchuk, Barbara Frittoli (Nedda nei Pagliacci), Alexandra Kurzak, quest’ultima protagonista della serata inaugurale con il compagno Roberto Alagna; anche le voci maschili sono state scelte con criteri da teatro lirico: Luca Salsi, Ambrogio Maestri, Michele Pertusi, Francesco Meli, Vittorio Grigolo, Celso Albelo senza dimenticare il rampante baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat. Le voci tornano, insomma. E ricordano che all’Arena, pur con tutti i limiti del teatro all’aperto, si va per sentire, oltre che per guardare.
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