Una Scala più italiana, con le maggiori energie produttive concentrate su Verdi, Puccini e Giordano. Ma che non dimentica l’apporto del repertorio internazionale, con Britten, Ravel, Strauss, il barocco di Handel e la creatività contemporanea. Ecco il Piermarini della coppia Pereira Chailly, scoperto oggi nel Ridotto dei palchi scaligero.
Dunque quindici titoli d’opera, nove nuove produzioni, di cui un’opera nuova (Fin de partie di Kurtag), tre acquisti (da Salisburgo, Opera di Zurigo e Festival di Glyndebourne), tre riprese di vecchi spettacoli scaligeri: Rigoletto, Simone e Incoronazione di Poppea. Ben quattro opere sono verdiane (Giovanna d’Arco, Due Foscari, Rigoletto e Simone, l’ultimo diretto da Chung che torna alla Scala con una direzione l’anno). Wagner è assente.
Ed ecco gli spettacoli nuovi per la Scala (comprese quelli provenienti da altri teatri): inaugurazione con Giovanna d’Arco di Verdi (verrà utilizzata la nuova edizione critica Ricordi) con Anna Netrebko, Francesco Meli e Carlos Alvarez, la regia di Leiser e Caurier, dirige Chailly. Pereira sottolinea che l’opera manca dalla Scala da 150 anni, nonostante abbia avuto il suo debutto proprio in questo teatro (170 anni fa). Si prosegue con un intrigante Trionfo del tempo e del disinganno di Handel, altro assente eccellente dei teatri italiani: nuova la presenza degli strumenti originali affidati agli orchestrali scaligeri sotto le cure di uno specialista come Diego Fasolis; la regia (pur trattandosi di un oratorio) è di Jurgen Flimm, e tra le voci ci sono Sara Mingardo e Leonardo Cortellazzi. Seguono I Due Foscari diretti da Michele Mariotti con la regia di Alvis Hermanis, che alla Scala ha già allestito Die Soldaten: il suo Verdi a Salisburgo (Il Trovatore), però, aveva deluso i più. Dal festival di Salisburgo arriva il Cavaliere della rosa di Strauss (in una versione senza i tagli imposti della tradizione) diretto da Mehta e la regia di Harry Kupfer. Sophie Koch nella parte di Octavian, il programma indica “n.n.” in quella della Marescialla (ma Pereira attende una conferma di peso).
Ecco dunque i nuovi “progetti” scaligeri che prendono il via: quello sul Verismo, fortemente voluto da Pereira, s’inizia con La cena delle beffe di Giordano, nuova spettacolo di Mario Martone, dirige Carlo Rizzi. Mentre per il ciclo pucciniano di Chailly, anticipato dalla Turandot appena rappresentata, arriva La Fanciulla del West, regia di Graham Vick, con Eva Maria Westbroeck nel ruolo della protagonista. Precisa Chailly: “Ascolteremo la versione originale, in prima assoluta. Toscanini, infatti, per il debutto dell’opera a New York, alterò molto le dinamiche, apportando tagli e chiedendo aggiunte alla parte del tenore. In questa esecuzione ripristinerò la partitura originale prima di questi interventi”.
Dalla collaborazione con il festival di Glyndebourne, partner importante della Scala nei prossimi anni, nasce il dittico operistico di Ravel diretto da Minkowski con la regia di Pelly. Per il progetto Accademia della Scala 2016 il Flauto magico di Mozart nel quale Peter Stein inizierà a lavorare già quest’autunno. Pereira crede molto in questo laboratorio: “Cerchiamo giovani di talento che intendano seguire il corso dell’Accademia ed entrare direttamente alla Scala, senza passare da concorsi e agenzie”.
Un altro spettacolo britannico è il Giro di Vite di Britten, coprodotto con Covent Garden (regia Kasper Holten), sul podio Christoph Eschenbach. L’annunciato “anno mozartiano” (225 anni dalla nascita) regala le nuove Nozze di figaro allestite dall’enfant-terrible della regia inglese, Federic Wake-Walker (scoperto da Pereira a Glyndebourne), dirige Franz Welser-Möst, nel cast spicca la presenza di Diana Damrau.
Nell’autunno 2016 la Scala cala due assi: Fin de partie che il grande compositore Gyorgy Kurtag dovrebbe finalmente concludere (era già prevista nel cartellone 2014-2015) e il ritorno alla Scala di Nikolaus Harnoncourt sul podio di Porgy and Bess di Gershwin: Pereira promette un’edizione condotta secondo criteri filologici (dunque si ascolterà qualcosa di molto diverso dallo standard di Broadway). L’opera sarà allestita in forma semiscenica perché gli eredi del compositore impongono che tutti i cantanti siano neri nelle produzioni interamente sceniche, e la Scala non vuole rinunciare al suo coro.
Nella stagione sinfonica sono presenti grandi direttori, impegnati con l’orchestra della Scala o con orchestre ospiti: Gilbert, Blomstedt, Haitink, Jansons, Gatti e Petrenko. Infine, oltre alla stagione di balletto, continuerà anche il ciclo “Grandi Spettacoli per i piccoli”, grazie al quale sono entrati alla Scala, finora, 40000 tra bambini e genitori. Un risultato importante secondo il sindaco Pisapia: “Grazie a queste iniziative la Scala per i milanesi non sarà più solo un sogno”.