Estero SalisburgoIdàà il LA l Festival di Salisburgo rimane al femminile. Almeno a giudicare dalla sua nuova presiden- te, Kristina Hammer, che subentra alla lunga reggenza di Helga Rabl-Stadler, cominciata nel 1995. Il suo nome èè stato scelto all’unanimitàà nel no- vembre dello scorso anno dal Consiglio di indirizzo presieduto da Jüürgen Meindl: ha prevalso all’interno di una rosa di 32 candidati. Il suo mandato, partito il primo gennaio, ha una durata di cinque anni: fino al 31 dicembre 2026. Nata a Karlsruhe, Kristina Hammer possiede cittadi- nanza tedesca e svizzera. Di professione èè imprenditri- ce: nel 2010 ha fondato a Zurigo la HammerSolutions, societàà di consulenza specializzata in strategie di co- municazione esterna e interna. Affiancando il diretto- re artistico Markus Hinterhääuser e il direttore ammi- nistrativo Lukas Crepaz, il “Direktorium”, l’organo esecutivo del Festival, èè quindi al completo. Signora Kristina Hammer, qual èè stata la sua prima sensazione da neopresidente del Festival di Salisburgo? “Una sensazione di umiltàà che deriva dall’onore di poter lavorare per il futuro di questa importante isti- tuzione e quindi di rispettare la sua storia, ormai piùù che centenaria. I primi mesi del mio mandato, tut- tavia, non sono stati senza incidenti. Essendo il piùù importante Festival musicale a livello internazionale abbiamo sempre rappresentato un faro non solo per quanto riguarda le arti, ma anche nel dibattito socio- politico. Con l’orribile guerra di aggressione da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina, quella che era l’idea dei fondatori del Festival di dar vita a un proget- to di pace in pieno spirito di libertàà, tolleranza e sen- so della comunitàà, èè tornata pienamente al centro dei nostri obiettivi. Nell’esporre questo progetto, Hugo von Hofmannsthal non ha mancato di evocare l’idea di un’Europa unita e, alla domanda se la tragedia della guerra fosse ormai alle spalle, aveva risposto che ‘lo sviluppo stava avvenendo in forma di spirale’. E pur- troppo aveva ragione”. Qual èè, quindi, l’idea alla base della nuova edizione del Festival? “Un’istituzione culturale come il Festival di Sali- sburgo deve essere al passo con i tempi permettendo la formazione di esperienze condivise e di riflessioni attorno ad esse, soprattutto ora che la societàà èè parti- colarmente frammentata. Tornando alla nostra storia, devo aggiungere che il Festival èè stato fondato dall’im- presario teatrale e regista Max Reinhardt, dal poeta Hugo von Hofmannsthal e dal compositore Richard Il Cartellone Castello di Barbablùù/De temporum fifine comoedia (Bartok/Orff), Aida, Barbiere, Kabanova, Il Trittico, Flauto magico e Lucia (in forma di concerto): questo il settimino operistico in scena al Festival di Salisburgo. Si aggiungono poi i tradizionali concerti sinfonici con i Wiener Philharmoniker e le orchestre ospiti (tra cui i Berliner) e quelli solistici con artisti del calibro di Trifonov, Kissin e Sokolov. Sul podio Riccardo Muti, Esa-Pekka Salonen, Daniel Barenboim, Teodor Currentzis e molti altri. Tra i registi Romeo Castellucci (Barbablùù), Loy (Il Trittico), Kosky (Kabanova). Dal 18 luglio al 31 agosto. 30 Ph Peter-Rigaud Prima la pandemia, ora la guerra. Il Festival piùù importante del mondo indica la strada da percorrere. E nomina una nuova presidente, Kristina Hammer. Che ne ricorda le origini, tra voglia di pace e conflflitti su scala mondiale DI ALEX PESSOTTO