CLASSIC
POST
IL DIRETTORE
RISPONDE
simo Elvio Giudici)? Possibile che di
essa esistano solo alcune vecchie
edizioni dal suono scricchiolante
(benchè bene eseguite: ad esempio
Gavazzeni), a cui si è aggiunta - in
seguito - quella registrata in Francia
con la Mazzola, mutilata - però - di
buona parte della partitura origina-
ria? Insomma: adesso che siamo nel
centocinquantenario dalla nascita,
vogliamo una volta per tutte elimi-
nare quella patina di “provinciali-
smo” (che è nemica di Mascagni),
rivalutando opere interessanti come
quelle sopracitate, senza escludere
altri lavori discreti come Guglielmo
Ratcliff, Le Maschere, Zanetto o il
Piccolo Marat? Sarebbe un ottimo
servigio nei confronti di un musici-
sta che, volenti o nolenti, è una pie-
tra miliare della musica italiana (e gli
apprezzamenti fatti da Mahler, a suo
tempo, la dovrebbero dire lunga).
StefanoViviani
CaroViviani,
nello scorso numero abbiamo scritto
“servono o no i centenari”?, chie-
dendo ai lettori di intervenire. Se-
condo me si tratta di occasioni per
verificare la ricezione di un autore,
ovvero per misurargli la “tempe-
ratura”. Cioè, le rivalutazioni – o le
svalutazioni – hanno il loro corso, i
loro tempi, non seguono il calenda-
rio, né tantomeno le cifre tonde. Però
le ricorrenze danno occasione di
farci la domanda: a che punto oggi
è il nostro rapporto con quel com-
positore? Quello con Mascagni, è
evidente, pessimo. E lo dico condi-
videndo il suo giudizio sulle molte
partiture sbrigativamente chiuse o
mai aperte, testimoni di una perso-
nalità – e di un Paese – tutt’altro che
provinciale. Ne parleremo nei pros-
simi numeri, daremo il nostro contri-
buto all’inversione di marcia. Della
Cavalleria, altra opera da rileggere,
ho visto un paio di edizioni “aper-
te” sulla modernità, alla Scala con la
regia di Martone e al San Carlo con
quella di Pippo Delbono. E sui dischi
d’opera, con quello che costano – e
che rendono -, chi li incide più oggi
in studio?
L’offerta sgradita
Egregio direttore,
questo è un rimprovero! Oggi ho
acquistato “Classic Voice” di mar-
zo, attratto dal cd allegato (“L’Of-
ferta Musicale”) che la copertina di
prima pagina indicava eseguito da
“The Amsterdam Baroque Orche-
stra”. Non erano disponibili altri dati,
nemmeno sul sito di “ClassicVoice”.
Confortato che il brano doveva esse-
re stato eseguito in versione orche-
strale (in genere non mi piacciono
le versioni cameristiche, soprattutto
quando il brano è dichiarato esegui-
bile anche in versione orchestrale),
e attirato dal desiderio di conosce-
re questo (probabile) capolavoro del
grande J.S. Bach, ho acquistato la ri-
vista. Che delusione quando, a casa,
scartato il cd, leggo sul retro “Mem-
bers of the Amsterdam...”). Quindi
una versione cameristica!
Sto ascoltando ora il cd e non mi
piace per niente; probabilmente fi-
nirà nel cestino della spazzatura.
Questione di gusti, forse io sono an-
che troppo ignorante per apprezzare
questa cosa, e passi! Quello che non
passa è il “giochino” di ClassicVoice
di celare le informazioni scomode,
per evitare che, con queste informa-
zioni, il compratore non compri; e
infatti se io avessi saputo che il cd
era eseguito in versione cameristica
non l’avrei comprato... Furbi! Come
siete furbi a non rendere mai vi-
sibile la data di registrazione: chi
comprerebbe il vostro cd se sapes-
se che la registrazione è degli anni
‘60 o ‘70? A parte qualche super-
appassionato?
Franco Berto
Il lettore mi “sfida” a pubblicare la
lettera destinandola “alla rubrica
Classic Post” ed eccola qua, qua-
si integra. Problemi di spazio, o di
“pulizia grafica”, come quelli che
impediscono di scrivere nella co-
pertina di un disco tutte le infor-
mazioni e i crediti che si trovano
nella track? Anche. Ma in questo
caso l’equivoco dov’è? L’offerta
musicale di Bach non è “per orche-
stra” ma per gruppi ed ensemble
diversi, come insegna la magistra-
le versione di Ton Koopman che
abbiamo pubblicato, e avremmo
dovuto scrivere il contrario se fosse
stato diversamente. Resta il ram-
marico di non essere stati del tutto
chiari e persuasivi: nel nuovo sito -
inaugurato il giorno prima del suo
acquisto - queste informazioni stan-
no confluendo progressivamente
(nel vecchio erano sempre presenti)
e posso assicurarle che dal prossimo
numero vi troverà di nuovo tutti i
crediti discografici. Compreso l’an-
no di registrazione, che per la crona-
ca è il 2008 (i nostri lettori sanno che
di norma i nostri allegati sono digital
recording, come dire “freschi” di in-
cisione e di stampa).
Ogni 100 anni
Egregio dott. Estero,
siamo entrati nel vivo delle celebra-
zioni verdiane e wagneriane (bicen-
tenario della nascita). Le iniziative (al
di là che possano piacere o meno)
ci sono: per esempio alcune inte-
ressanti messe in scena. Purtroppo,
però, come avete scritto nel numero
scorso, il 150° della nascita di Pietro
Mascagni, sembra non godere di al-
trettanto interesse. Già nel ‘95 (50°
della morte) ci fu solo silenzio (tran-
ne qualche sporadica iniziativa); ora
però ci si aspetterebbe qualcosa di
più. Certo: la sua produzione fu di-
scontinua, con opere valide alterna-
te ad altre decisamente sotto tono
(complice anche la scelta di libretti
non sempre eccelsi). Tuttavia, un
certo ostracismo (duro a morire: un
musicista, ora scomparso, lo definì
“un troglodita”) pare esistere ancora.
Sia chiaro: nessuno pretende che si
organizzino edizioni “colossal” (tipo
Cavalleria nelle Ore e nei Luoghi
di Verga), sulla scia dei precedenti
esperimenti verdiani epucciniani,ma
qualche iniziativa in più non guaste-
rebbe. E per fortuna che di recente è
uscito il bellissimo libro di Cesare Or-
selli. Ma il punto complessivamente
più dolente è dato dalla scarsità delle
rappresentazioni, almeno in Italia.
Se si eccettua (da quanto ho visto)
qualche messinscena originale (ad
esempio la Rapsodia satanica), il re-
sto ruota sempre sulla solita (benchè
magnifica) Cavalleria rusticana, più
qualche altro titolo. E lo stesso vale
per le incisioni! Possibile che nes-
suna casa discografica (anche im-
portante) abbia in cantiere qualche
provvidenziale incisione in studio? I
numeri parlano chiaro: tranne l’Ami-
co Fritz, recentemente editato dalla
Deutsche Grammophon (direttore
Veronesi), non c’è nulla. L’ultima in-
cisione notevole di Cavalleria è del
1989 (Dg - Sinopoli), la splendida Iris
ha goduto di due belle incisioni nel
‘88 (Patanè) e nel ‘96 (Gelmetti), ma
il resto della sua produzione è basato
solo su dei live, sicuramente lodevoli
come intenzioni,ma non certo eccel-
si. E Parisina (tanto lodata dal validis-