FENOMENI
di GIanluigi Mattietti
Insoddisfazione remunerativa,
licenziamenti, offerte esterne allettanti?
Così i management dei paesi esotici si
contendono i nostri orchestrali, alcuni
dei quali in Qatar si sono riqualificati
guadagnando il triplo
Q
uando a settembre l’Accademia di Santa Cecilia a
Roma ha presentato la rassegna “Giro del mondo
in quattro orchestre”, la scoperta del come alcune
realtà musicali stiano nascendo, o riqualificandosi,
nei diversi continenti del pianeta, spesso in modi sorpren-
denti, è risultato maggiormente chiaro. Ci sono sostanzial-
mente due diversi modalità per la formazione di queste
orchestre. Una è la pianificazione a lungo termine, fatta di
formazione e di investimenti sugli organici giovanili, sul
modello del “Sistema” di Abreu e dell’Orchestra Simon
Bolivar del Venezuela - a Roma ne sono stati esempi due
orchestre giovanili fondate nel 2007, la brasiliana Orquesta
Sinfonica Juvenil de Bahia e l’Orchestra filarmonica giova-
nile dellaTurchia. La seconda modalità è, all’opposto, quel-
la del “tutto e subito”. È quello che avviene nei paesi ricchi
animati dal desiderio di mettere anche la musica sinfonica
nel proprio armamentario culturale. È il caso dell’Orchestra
filarmonica del Qatar, che si è esibita a Roma sotto la gui-
da di Dmitrij Kitajenko, nata sette anni fa per volontà dello
Strumentisti in
compravendita
sceicco Sheikha Mozah Bint Nasser
Al-Missned, e l’influenza decisiva di
sua moglie, grande appassionata di
musica. Costituitasi sulla base di un
reclutamento selettivo e internaziona-
le, tenuta a battesimo da Lorin Maazel,
già esibitasi in diverse tournée interna-
zionali, è formata tutta da musicisti di
importazione. Tra questi ci sono anche
tre italiani, Simone Zanacchi (clarinet-
to basso), Matteo Gaspari (contrab-
basso) e Giovanni Pasini (prima viola).
Quest’ultimo ci ha raccontato come
funziona il lavoro di un orchestrale a
Doha: “Si fanno molti concerti, almeno
due a settimana, in una sala costruita
sul modello di un teatro italiano. Ci
viene richiesta la massima flessibi-
lità, anche perché il calendario della
stagione non è prefissato, ma viene
aggiornato periodicamente. Non c’è
alcun sindacato, ma l’organizzazione è
solida, il contratto è a tempo indeter-
minato, e il trattamento economico è
il migliore che ci sia oggi nel mondo.
Lo stipendio è più del triplo di quello
di un orchestrale italiano, e in più c’è
la possibilità di insegnare nell’Accade-
mia, di suonare nelle stagioni di musi-
ca da camera e anche in eventi privati,
piuttosto frequenti da queste parti.
Quello che manca è semmai la varietà
del repertorio, piuttosto concertato sui
pezzi famosi, anche se si fanno spesso
musiche di compositori di area araba,
previste nello statuto dell’orchestra”.
Pasini è un testimone prezioso per in-
dagare il mondo degli orchestrali “glo-
betrotter”, grazie alle sue precedenti