IL SOVRINTENDENTE
di Andrea Estero
Lavorare di più con
le attuali regole
si può. Parola di
Alexander Pereira.
Che teme altre
cancellazioni.
E si appella ai
big del canto e
della direzione
d’orchestra: non
abbandonate il
Piermarini
Scala
EXTRALARGE
“N
ei pochi mesi trascor-
si come sovrintendente
della Scala ho capito che
il contratto vigente con le
masse artistiche mi permette di realizza-
re le cose che ho in mente di fare, senza
forzature”. Alexander Pereira non sposa
la retorica delle italiche “regole frenanti”,
i lacci e lacciuoli che non permettono di
lavorare. E come dargli torto se - dati pub-
blicati nelle precedenti pagine alla mano
- nessun orchestrale d’Italia lavora quei
270 giorni annuali previsti dal contratto?
Certo, i musicisti devono studiare; prepa-
rarsi. Ma i margini di crescita ci sono. E
Pereira l’ha dimostrato già col cartellone
della stagione che sta per debuttare: in-
crementata senza accedere massiccia-
mente al lavoro straordinario.
“La Scala, nella stagione 2013-2014, ha
fatto 82 recite d’opera. In quella 2014-
2015, la prima a cui ho collaborato inse-
rendo dei titoli su quanto era stato già
pianificato, figurano invece 122 recite
liriche, 40 in più. È vero, per correttezza
dovremmo sottrarre le serate operisti-
che programmate per l’Expo, che sono
un’eccezione. Ma anche nella stagione
successiva, la 2015-2016, a quanto risulta
oggi, faremo 110 recite, a cui vanno ag-
giunte quelle di balletto e la sinfonica”.
Qual è il limite, la soglia, oltre cui
non si può andare?
“Il limite coincide con la piena adesione
al sistema del teatro a stagione, che è ti-
picamente italiano.Tradotto innumeri sa-
rebbe un cartellone di quindici opere, con
110 recite per titolo, e sei o sette balletti.
Zurigo fa 35 titoli,Vienna 45. Ma sono si-
stemi diversi, basati sul repertorio”.
Le piace quello italiano?
“Sì, è incentrato sulla qualità. Con questo
modello si prova meglio, ci si concentra
sulla resa artistica, mantenendo un solo
ph Brescia Amisano