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Orchestrali in bilico
Ci sarà la solidarietà degli altri teatri e della Scala? Da questo
dipende il destino dei 182 musicisti romani in via di espulsione
Il punto di svolta sarà il 7 dicembre. Se l’orchestra e il coro
della Scala decideranno - o minacceranno - di far saltare
la prima del Fidelio in segno di solidarietà verso i colleghi
dell’Opera di Roma, allora sarà più difficile che il sovrin-
tendente Carlo Fuortes vinca il suo consapevole gioco
d’azzardo. La partita si gioca a carte scoperte: il 1 gennaio
partiranno le lettere di licenziamento per i 182 orchestra-
li e coristi. Da questa decisione, assicura Fuortes, il teatro
non recede, confortato dall’appoggio del sindaco Ignazio
Marino, del Ministro Dario Franceschini, che a sua volta
ha avuto il via libera dal Presidente del Consiglio. Già nel
2013, Matteo Renzi - allora sindaco di Firenze - era favo-
revole ad una messa in liquidazione del Maggio Musicale,
commissariato e afflitto da una mole debitoria attestata
ai 30 milioni di euro. Non ci sarebbero stati licenziamenti,
ma prepensionamenti, cassa integrazione in deroga, even-
tuale mobilità e riassorbimento in altri settori del pubblico
impiego. Per poi ripartire su altre basi contrattuali. Ma la
Cgil appoggiata dal Pd, allora guidato da Pierluigi Bersani,
si oppose al progetto, che avrebbe costituito un preceden-
te più dirompente, un più netto segnale di cambiamento
rispetto ai contratti di solidarietà, con riduzione degli sti-
pendi, messi in atto nel 2011 e 2012 al Carlo di Felice di
Genova.
Appuntamento dunque al 1° gennaio. A meno che, nel
poco tempo rimasto, i sindacati romani non dichiarino la
disponibilità a ridiscutere le condizioni del contratto inte-
grativo e a siglare un patto di non belligeranza. Lo faranno
o no? L’azzardo è questo e, per tornare all’inizio, la presen-
za o l’assenza di un segnale da Milano potrà fare la diffe-
renza. Franceschini e Renzi andranno avanti comunque?
Fuortes è esplicito:“Non c’è una trattativa in corso, c’è un
tavolo di confronto aperto. Non sono in discussione né i
livelli occupazionali, né quelli salariali, ma la produttività e
i mille vincoli che impediscono a questo teatro di lavorare
di più e meglio. Continuare come adesso non è possibile”.
Se il tavolo si chiude, via ai licenziamenti e creazione di una
libera associazione di musicisti e coristi che fornirà i propri
servizi all’Opera, con un risparmio stimato in 3,4 milioni di
euro annui. Sempre che i sindacati non vincano il ricorso al
giudice del lavoro sostenendo l’infondatezza del licenzia-
mento collettivo in assenza di una liquidazione del teatro.
E questo è il secondo azzardo. Dice il sovrintendente: “Io
scommetto ancora su un rilancio. Senza il maestro Muti”.
Del quale non si parla più, né del resto lui ha speso una
parola in difesa dell’orchestra e del coro.
In attesa che i nodi, in un modo o nell’altro, si sciolgano,
rimane bloccata l’erogazione da parte del Ministero delle
Finanze dei 20 milioni di euro richiesti dal teatro in base
alla Legge Bray, dopo la presentazione del piano triennale
di risanamento, approvato sia da un referendum dei lavo-
ratori, sia dal supercommissario alle fondazioni liriche Pier-
francesco Pinelli. Finora, il Consiglio di Amministrazione
dell’Opera appare compatto, a parte i tentennamenti della
consigliera Simona Marchini, sensibile ai richiami del suo
passato pasionario. Mentre in una discussa intervista ri-
lasciata a “Il Messaggero” Giorgio Battistelli immaginava
un futuro “multitasking” per i lavoratori della musica. Ci
piacerebbe discuterne.
S
andro
C
appelletto
SCENARI
un pianista solista? Un’al-
tra voce che fa discutere è
quella delle indennità, che
riguardano strumenti, ve-
stiario, spettacoli all’aperto,
trasferte. Risponde Nasta-
si: “Contrariamente a molte
altre categorie di lavorato-
ri che hanno in dotazione
dall’azienda gli strumenti del
proprio lavoro, noi dobbiamo
acquistare i nostri e conser-
varli nelle migliori condizio-
ni. L’indennità rappresenta
soltanto un aiuto che la fon-
dazione dà per una corretta
manutenzione. Quanto alle
trasferte, le cifre che ci sono
riconosciute sono stabilite
da una tabella ministeriale
per tutti i dipendenti pubbli-
ci, pubblicata nel 1998 e con
i valori espressi ancora in
lire”. Le indennità esistono
anche all’estero: all’Eno di
Londra, i musicisti ne hanno
pure una per l’osteopata.
Chi controlla la qualità?
Il contratto prevede che un
musicista, prima di essere
assunto con contratto a tem-
po determinato, sostenga un
periodo di prova di non oltre
6 mesi. All’estero, la selezione
è anche più lunga. Il contratto
prevede pure le verifiche sul
rendimento artistico, ma non
sono mai state fatte da nes-
sun teatro. “Forse”, ammette
Vergnano, “perché nessuno vuole crearsi problemi. A me
è capitato di non confermare qualcuno dopo i rituali sei
mesi di prova, ma nessun direttore mi ha mai chiesto di
rimuovere musicisti in organico”. “La miglior garanzia
per la qualità sono i concorsi pubblici per selezionare il
personale artistico”, aggiunge Nastasi. “Le verifiche, in
pratica, si fanno ogni giorno perché siamo sempre sotto
esame. Un direttore ha tutte le facoltà per intervenire se
in orchestra c’è qualcosa che non va. E anzitutto sono
tenute a farlo le prime parti, che hanno la responsabili-
tà sulle rispettive sezioni”. Marco Fiorini è stato per anni
primo violino di spalla nell’Orchestra di Santa Cecilia, poi
ne è uscito per dedicarsi alla musica da camera. Parla da
free-lance: “Tutti sanno che in orchestra, accanto ai tanti
che lavorano con impegno, può esserci anche chi lavora
male. Io vorrei che il sindacato si facesse garante anche
della qualità del lavoro. Se qualche elemento non rende,
non dovrebbe essere difeso a spada tratta”. Già, il sinda-
cato. Ancora Fiorini: “Credo che queste incomprensioni
verso i musicisti nascano principalmente da un difetto
di comunicazione. Il sindacato, anche nel recente caso di
Roma, non ha saputo spiegare bene, chiarire all’opinione
pubblica le motivazioni. E poi, diciamolo francamente,
certe forme di protesta, certi scioperi, per quanto giuste
possano esserne le rivendicazioni, a volte diventano con-
troproducenti”.
La seconda parte dell’inchiesta, dedicata alle orchestre
sinfoniche, sarà pubblicata nel prossimo numero
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