inchiesta
di Mauro Balestrazzi
Centoventicinque. Sono i giorni
di lavoro l’anno per un
orchestrale dell’Opera
di Roma. Ma anche
quelli dei teatri più
virtuosi (Napoli, Torino,
Verona e Venezia) sono
lontani dai 270 in cui i
musicisti sono disponibili
per contratto. Colpa
di chi non programma
abbastanza attività. La
quale all’estero, con gli
stessi termini contrattuali e più soldi
in busta paga, al contrario vola
L
a decisione del Teatro
dell’Opera di Roma di licen-
ziare professori d’orchestra
e coristi ha suscitato, come
era ovvio, reazioni vivacissime: favo-
revoli da parte di chi è convinto che
i musicisti siano una categoria fin
troppo privilegiata, che lavora poco
e guadagna più di quanto meriti, per
non parlare degli scioperi pretestuosi;
contrarie da chi invece sostiene che
le responsabilità dei debiti e dei gravi
problemi delle fondazioni non ricada
sulle masse artistiche. “Classic Voice”
ha cercato di inquadrare il problema
senza idee preconcette, ascoltando
più voci e con un solo obiettivo: capi-
re. Partiamo da alcuni dati di bilancio
che meritano di essere analizzati.
Quanto costano ai teatri
Il costo totale, sommando orchestra,
coro e maestri collaboratori, varia
naturalmente da teatro a teatro, anzi-
tutto in base al numero del personale.
La Scala ha 128 professori d’orche-
stra, il Petruzzelli di Bari soltanto 48.
Dai bilanci delle fondazioni relativi al
2013 emergono però grandi differenze
anche per quel che riguarda il costo
medio, come si può verificare nella
tabella pubblicata a pagina 22. Così,
un orchestrale della Scala è costato
al teatro complessivamente 93.687
euro lordi (qui non si parla di stipendi,
ma di costi complessivi, comprensivi
quindi di contributi, oneri sociali ecc.),
a Roma 78.573, a Napoli 69.316, scen-
dendo via via sino ai 58.159 di Cagliari e ai 49.348 di Bari.
Milano e Bari rappresentano gli estremi opposti anche per
il costo medio di coristi e maestri collaboratori (ricordiamo
che tutto il personale artistico fisso del Petruzzelli, caso
unico tra le fondazioni, ha contratti a termine).
Detto che il costo del personale artistico incide media-
mente sul costo di tutto il personale per circa il 50/55%,
con punte variabili dal 34% di Milano al 64% di Bologna,
è interessante notare che alla Scala i costi per orchestra,
coro e maestri collaboratori incidano poi soltanto per
il 19% su quelli complessivi della produzione, ovvero su
tutte le spese che il teatro deve sostenere per svolgere
la propria attività, da quelle appunto per i dipendenti, ai
cachet per direttori, registi e compagnie di canto, allesti-
menti scenici, eccetera. Non sorprende che l’incidenza
sia bassa anche a Verona e Torino, teatri che producono