ClassicVoice 186 - page 8

inchiesta
1° Livello
Milano
99.552 / 93.156
Firenze
85.716 / 73.860
Palermo
60.493
Genova
39.032
2° Livello
Milano
84.897
Firenze
67.248
Palermo
59.031
Genova
36.470
3° Livello
Milano
74.787
Firenze
62.688
Palermo
47.507
Genova
33.992
4° Livello
Milano
67.274
Firenze
59.028 / 54.828
Palermo
49.058
Genova
31.654
5° Livello
Genova
27.650
Come si vede in questa tabella, può
esserci molta differenza negli sti-
pendi annui lordi dei musicisti tra un
teatro e l’altro, e anche in rapporto
alla cifra base per ogni livello stabi-
lita dal Contratto nazionale. Nei dati
riferiti al Carlo Felice non è compre-
so il premio di produzione (che di
solito equivale a una mensilità).
La divisione schematica per livelli
potrebbe non corrispondere alle at-
tribuzioni degli strumenti così come
raffigurate nell’immagine accanto.
Stipendi lordi
EFFETTIVI 2013
aumentare la produttività può dare suggerimenti Fortu-
nato Ortombina, direttore artistico della Fenice. ”Nel 2015
arriveremo a 130 recite d’opera. Non c’è un segreto, ma
uno studio accurato della programmazione che cerca di
tener conto di tutto. In base alle disponibilità finanziarie,
si cerca di costruire un cartellone partendo da un progetto
culturale. Deve naturalmente avere un senso artistico e
nello stesso tempo un certo appeal per il pubblico, ma an-
che rispondere a certe esigenze di flessibilità per ottimiz-
zare l’impiego del personale senza lavoro straordinario. Le
masse, artistiche e tecniche, collaborano. Inutile lamen-
tarsi dei soldi che non ci sono. Anche Verdi doveva fare i
conti con le disponibilità finanziarie dei teatri”.
Ma all’estero lavorano di più?
Torniamo in orchestra. Un confronto con alcuni teatri
stranieri fa capire che all’estero si lavora di più perché no-
toriamente si produce di più. A Berlino, Monaco di Baviera
e Francoforte la media è di 7/8 servizi (l’equivalente delle
nostre prestazioni, della durata di 2/3 ore) alla settimana,
per una media di più di 300 servizi l’anno. A Zurigo la me-
dia di giorni lavorati in un anno è di 200, in linea con i valo-
ri dei nostri teatri più attivi (che però vengono dedicati più
alle recite che non alle prove, come avviene in Italia dove
vige il sistema “a stagione”). In compenso in Germania
i giorni di ferie sono 45 o 49 (da noi 30/35) e gli stipendi
decisamente più ricchi. A Monaco il massimo mensile lor-
do arriva a 10.000 euro e a Francoforte a 9.000: cifre ben
più alte anche di quelle pagate dal Teatro alla Scala. Un
caso a sé è la Staatsoper di Vienna, dove il primo violino di
spalla presta 110 servizi all’anno e gli archi di fila arrivano
appena a 170. L’orchestra va in ferie nei mesi di luglio e
agosto, ma solo per il teatro: in quel periodo i professori si
trasferiscono a Salisburgo come Wiener Philharmoniker.
Indennità, privilegi, sprechi
Ottimizzare i costi, si dice. Il contratto prevede che, nei
giorni in cui non lavora, il musicista possa chiedere per-
messi artistici per attività fuori dal teatro. “Se non ostaco-
lano le esigenze della programmazione, li concedo molto
volentieri”, dice Vergnano. “Per due motivi: in quei giorni
viene sospesa la retribuzione e così il teatro ha una ridu-
zione dei costi; secondo, il musicista o il corista ne ricava-
no soddisfazione personale e presumibile maggior guada-
gno”. Ortombina concorda: “Qualche tempo fa la Mozart
invitò alcuni nostri giovani. Come avremmo potuto negare
loro la possibilità di suonare con Abbado?”. “L’importante
è che vengano rispettate le regole”, puntualizza Claudio
Orazi, sovrintendente del Verdi di Trieste. “Anch’io sono
stato felice di cedere il maestro Furini, la nostra spalla, alla
Scala: lo voleva Barenboim, un onore anche per il teatro.
Però a Verona dovetti licenziare due musicisti che il per-
messo se l’erano presi da soli quando avrebbero dovuto
essere a disposizione del teatro”. A volte i permessi sono
negati perché c’è l’esigenza di “coprire” eventuali defe-
zioni in orchestra: c’è insomma un sostituto che è a dispo-
sizione per possibili sostituzioni ed è considerato al lavoro
a tutti gli effetti. “È una garanzia per la qualità dell’ese-
cuzione”, spiega Nastasi. “Se mi ammalo improvvisamen-
te, c’è un collega che ha seguito tutte le prove e mi può
rimpiazzare senza trovarsi impreparato”. Alexander Perei-
ra, da settembre sovrintendente del Teatro alla Scala, ha
espresso i suoi dubbi su questa necessità: vedremo se ci
saranno cambiamenti nell’organizzazione scaligera. Piut-
tosto, altre forme di sprechi possono nascondersi nel nu-
mero e nella composizione degli organici. Per dirne una,
c’è un teatro che stipendia un pianista solista, strumento
che il contratto inserisce al 2° livello retributivo nella 1
a
categoria A dell’orchestra. Bene: quante opere richiedono
PAGATI
PER NULLA
Il pianoforte
non suona
quasi mai nelle
partiture d’opera
o sinfoniche.
C’è in
Petruska
di Stravinskij;
o nella
Fedora
di Giordano.
Eppure ci sono
orchestre
d’opera che
hanno un
pianista,
assunto a tempo
indeterminato
ovviamente. La
mattina, dopo
il cappuccino,
andrà a spasso,
perché per lui
non c’è niente
da suonare:
però prenderà
regolarmente lo
stipendio. E che
dire dei “cover”
per le prime parti
d’orchestra?
Siccome il
primo oboe
può ammalarsi,
c’è un suo
sostituto pronto
a intervenire
neanche fosse
la Callas:
regolarmente
retribuito
per stare in
panchina.
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